La casa nel quartiere Flaminio a Roma appartenuta allo scultore pittore di origini norvegesi Andersen fu donata, alla morte dell’artista nel 1940, al governo italiano, che ne fece un museo delle sue opere. Quella casa diventa teatro dell’esposizione di Luigi Ontani, ormai un classico dell’arte contemporanea italiana ed internazionale. E non comprendiamo il perché. Tanta la distanza tra lo scultore, preso interamente dal culto dell’arte e dell’armonia classica, capace di donare concretamente pace e prosperità al mondo, e l’artista che più e prima di ogni altro, fin dagli anni ’60 e ’70, ha mostrato l’arte artificio e maschera, e, principalmente nei suoi tableaux vivants, ha citato la storia dell’arte utilizzando se stesso, il proprio corpo imbandito delle immagini dei secoli passati, con effetti di buffoneria annichilente. Tanto più che la mostra consiste nella applicazione delle sue maschere musicali prodotte a Bali sulle sculture più classicamente in posa della collezione, mostrandole per quello che sono, marmo, gesso, bronzo. I modi particolari della visita al sito della mostra AnderSennoSogno.
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