Quest’anno dal 16 al 18 ottobre sarà la città universitaria della Sapienza ad accogliere gli stands di Maker Faire Rome, la kermesse edizione europea del movimento Maker lanciata nel 2006 a San Mateo in California, non lontano da quel pensatoio del pianeta che è diventato la Silicon Valley nell’ultimo mezzo secolo. I Makers rimettono in ballo una nuova idea di scienza, una sorta di pop science, quando proprio la scienza da sola e rimasta a non essere pop. Primo, niente limiti a chi può fare cosa; con digital design, software, stampanti 3D, macchine a controllo numerico, sensori e internet chiunque può dare forma concreta a nuove invenzioni (un termine che non ha nulla più a che fare con polvere e provette pre-SteveJobs) e creare prototipi. Non ci sono scuse, tutti i settori, medicina, industria, moda, energie alternative, alimentazione, ecosostenibilità, smart city, accettano, anzi si aspettano da chiunque le soluzioni.
Due, l’invenzione deve essere un qualche meccanismo dalla applicazione tecnologica concreta e dalla quasi certa ricaduta economica; deve dare nuove prospettive ad un intero settore economico oppure risolvere, facilitare, automatizzare qualche aspetto della vita quotidiana, piccolo o grande che sia. La scienza di base, quella che ha reso possibili anche tutti gli strumenti di cui sopra rimane nelle sedi più tradizionali.
Tre, la condivisione. Niente segreti, e tutti, finanziatori, grandi imprese, eventuali partner operativi devono subito poter conoscere e valutare. Ecco come un modo di pensare che qualche decennio fa era confinato nei garage degli appassionati di elettronica diventa un evento mediatico seguito e frequentato da chilometriche colonne di giovani e famiglie, in tutto il mondo. Per seguire tutte le info sull’evento http://www.makerfairerome.eu/it/
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