Difficile dire in poche parole cos’è Maker Faire (Fiera di Roma, dal 12 al 14 ottobre). Forse è il luogo dove meglio si percepisce lo spirito del tempo; dove si intravede la strada attraverso la quale creatività e invenzione possono essere strappate dalle grinfie delle multinazionali e ritornare nelle mani dei piccoli: singoli individui, giovani, imprese fatte di poche persone, manipoli di amici.
E’ l’appuntamento al quale chiunque, da qualsiasi settore (sanità, automazione, agricoltura cibo, spazio, formazione, smart city, ecc.), assemblando nei modi più disparati quei mattoncini (il paragone con i Lego è fortemente ispirato) che si chiamano Internet, Internet delle cose, hardware e software open source, stampa 3D, condivisione di dati e informazioni, veramente chiunque ha la possibilità di portare nuove idee e nuovi prodotti per risolvere piccoli e grandi problemi, presenti e futuri. Soprattutto è il tempio in cui si professa la fede nel potere inestinguibile dell’intelligenza e la creatività umana. Di fatto, inevitabilmente è il luogo della paura.
Dietro il mito del nuovo all’infinito, dell’innovazione come rimedio a tutto, c’è la paura che le fonti energia alternative possano non bastare, che il lavoro umano sparisca, che le disuguaglianze si dilatino sempre più, che la prossima certissima crisi economica mondiale sia peggio, che il sistema finanziario si sgretoli definitivamente tra le mani avide di pochi, che il cibo e l’acqua si esauriscano, migrazioni e guerre diventino bibliche e il pianeta, inquinato, surriscaldato ed esausto, piano piano ci uccida tutti. Paura del baratro e inquietudine hanno a che fare sempre con chiese, sacerdoti e masse di fedeli, e il segno nel firmamento oggi è l’idea che tutti possiamo rimboccarci le maniche e dare un contributo. Per il programma https://2018.makerfairerome.eu/it/espositori/, workshop performance e conferenze su https://2018.makerfairerome.eu/it/espositori/, biglietti e informazioni https://2018.makerfairerome.eu/it/biglietti/.
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