Ultimo giorni per Mangasia: Wonderlands of Asian Comics (chiusura 21 gennaio 2018), la mostra enciclopedica sul fumetto orientale che rischia di rimanere nella memoria come evento culturale dell’anno a Roma, oltre che come pietra miliare per la conoscenza di questa forma di espressione artistica e culturale, nata da un corredo immaginario veramente “altro” rispetto a quello occidentale e pertanto esigente appassionata dedizione da parte dei cultori che ne vivono al di fuori. La carrellata offerta dalla mostra è ampia, varia ed articolata e richiede tempo e attenzione, naturalmente se non ci si accontenta di passeggiare tra disegni, illustrazioni e anime come in un bosco delle meraviglie, cosa di per sé già non disprezzabile.
la storia dei Manga è un diverticolo della storia del fumetto in generale. Le origini controverse nell’ottocento, l’importanza del Giappone, gli sviluppi nel resto dell’estremo Oriente, Cina, Corea del Sud, Bengala, Cambogia, Filippine, Thailandia, India, ecc., la catena economico-produttiva, il pubblico, i maestri osannati, l’arrivo in Occidente. Paul Gravett, tra i massimi esperti di fumetti al mondo e ideatore del progetto, nel 2004 ha provato a scriverla; il risultato è il bellissimo volume Manga: Sixty Years of Japanese Comics, vero e proprio prodromo dell’esposizione. Dagli schizzi di Katsushika Hokusai (1760-1849) fino ai maestri giapponesi dei nostri giorni, nella mostra si dà conto dei generi più svariati.
Troviamo l’eroico fumetto di guerra (kamikaze che si fanno a pezzi sulle portaerei americane), il fumetto dedicato ai disabili (giocatori di basket su carrozzelle), il fumetto horror, quello di fantascienza, quello dedicato al medioevo del Giappone (ah le grandi dinastie del passato!), il fumetto per ragazzi (il più delle volte si tratta di cazzotti), il fumetto per ragazze (il più delle volte si tratta di storie d’amore), il fumetto in cui le ragazze amano altre ragazze, il fumetto in cui i ragazzi amano altri ragazzi, il fumetto di ragazze che amano altre ragazze fatto per ragazzi e il fumetto di ragazzi che amano altri ragazzi fatto per ragazze.
Così recita il pregevole articolo di Marco Taddei, scrittore e sceneggiatore di fumetti, su Il Tascabile, Il Continente Manga. Guida a Mangasia, una mostra sulle regioni inesplorate del fumetto asiatico, senz’altro da leggere prima di varcare l’ingresso del Palazzo delle Esposizioni.
Viene da pensare, uscendo dal museo di via Nazionale, che la vera differenza tra orientali e occidentali stia nella quantità e nella qualità di materiale onirico – il comico folgorante e iconico, l’erotico più contorto, oscuro e giocoso al tempo stesso, l’horror senza limiti a sacrificio, mutilazioni e schizzi di sangue, persino quella ambigua percezione dell’infanzia, del mito popolare, della favola, dell’eroe, della tecnologia, dell’amore romantico – che i primi hanno voluto e potuto tradurre in immagini, attingendo al sostrato di simboli incoerenti, almeno secondo alla sintassi cosciente, costituenti l’alfabeto di quel particolare linguaggio che lacanianamente è l’inconscio. P.S.: alcune sezioni della mostra sono interdette ai minori.
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