Alla ribalta su guide e media italiani ed internazionali fin dalla sua apertura nel 2013, Mazzo a Centocelle, senza dubbio esempio di ristorazione eccentrica nel cuore del popolare quartiere romano, entra di diritto per il 2019 con tre gamberi nella classifica delle trattorie di Roma del Gambero Rosso; a stretto giro però, sembra anche (notizia su Munchies – Vice) che il locale debba chiudere a partire dal 6 gennaio 2019. Non che le cose vadano male, intendiamoci, ma Marco Baccanelli e Francesca Barreca, i due giovani chef romani che l’hanno inventato, per un anno almeno vogliono portare la loro cucina in tournée per il mondo, restando così fedeli alla loro filosofia, da sempre leggera, vagabonda e aperta.
Niente di più semplice. Un unico tavolo da dieci posti (lo chiamano tavolo sociale), in un locale piccolissimo, con loro due soli a lavorarci, informale e libero da barriere, in un quartiere non impegnativo, da sempre in odore di essere/ma non ancora “gentrified” (come direbbero gli anglossassoni), e in possesso dell’unica risorsa preziosa ad alta portabilità, l’idea di cucina, Mazzo rappresenta il massimo dell’innovazione e della raffinatezza ottenuta con il minimo investimento imprenditoriale.
La cucina romana e non solo, naturalmente rivisitata e impiattata che non sembra più lei, gli ingredienti di stagione e dalla provenienza certificata (pane di Bonci, carne di Roberto Liberati, uova biologiche e biodinamiche della fattoria Cupidi, e dell’azienda Silvia O da galline che mangiano solo canapa, vini naturali), e la tendenza a creare senza limiti: tutti questi elementi, insieme, possono far breccia in ogni momento, ovunque. E chi altrimenti potrebbe tranquillamente restare chiuso per un anno, fregandosene di concetti come fidelizzazione e presenza sul mercato?
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