Bruges fino al XIII secolo costituisce il terminale dei traffici di tutto il Nord Europa per la Lega Anseatica, congrega di città sul Mare del Nord; un commercio primitivo, al limite del baratto e sostanzialmente isolato da quello ben più vitale nel Mediterraneo e in oriente. Nei suoi magazzini aringhe dalla Scania, merluzzo dalla norvegese Bergen, miele e pellicce dalla Russia, birra e sale dall’Europa nord orientale, grano e legname da Danzica e da Königsberg. Forte di una certa autonomia delle Fiandre dal regno di Francia ascrivibile agli indomiti duchi di Borgogna, di un antico asse privilegiato nel commercio della lana grezza con l’Inghilterra e del collegamento diretto al mare apertosi del tutto fortuitamente nel 1134 dopo una tempesta, nel corso del XIV secolo la città completa la sua metamorfosi e si trasforma nel principale nodo dei traffici tra Nord Europa Mediterraneo e oriente, ruolo che conserverà per tutto il XV secolo, anche se con segni di decadenza nell’ultimo scorcio.
Arrivano genovesi, veneziani e toscani con sete italiane e velluti e con vini, sete e spezie provenienti dai popoli dell’estremo oriente; gli spagnoli portano lana e pelli, ferro dalle province basche; frutta, olio, vino, olive e ancora spezie dall’Asia giungono con i portoghesi. Ogni comunità nazionale stabilisce una rappresentanza commerciale in città e dal commercio ricchezza e denaro, e dal denaro, perpetuo ingranaggio, altro denaro, quello in prestito su pegno, in cambio di altra valuta, o a cambiali. Oggi questa la chiamiamo finanza e banche le trappole che la fanno.
Già dal 1439 Cosimo de’ Medici, potente banchiere fiorentino ha la sua filiale a Bruges e affida la gestione in loco a potenti e ricchi scagnozzi come Angelo Tani e lo sciagurato successore Tommaso Portinari, responsabile infine della rovina.
Tanta ricchezza e tanto potere sono inutili se non hanno l’opportunità di specchiarsi e di essere rappresentate. Per ogni Portinari, per ogni Tani, per ogni detentore di capitali, incluse famiglie, sono necessari un Hans Memling, un Hugo van der Goes che possiedono l’abilità tecnica più progredita, il colore e la luce mai viste prima, in grado di porli nella condizione di essere guardati senza che essi debbano guardare, come in una favola, in un mito antico. Eccoli allora pregare ad un passo dalla Madonna col Bambino e dai Santi; allo stesso modo in un reality alla tv, con la fotografia ed il giusto montaggio, oggi si è immersi nella vita normale.
Fino al 18 gennaio alle Scuderie del Quirinale “Memling. Rinascimento fiammingo”. http://www.scuderiequirinale.it/categorie/mostra-memling-e-l-italia
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