Tra il 1809 e il 1810, gli ingegneri militari al seguito delle truppe napoleoniche entrate a Roma nel febbraio 1809, forse persuasi di essere destinati ad un duraturo dominio del mondo, decidono di andare a verificare le misurazioni della base geodetica dell’Appia Antica, tracciata circa mezzo secolo prima dai gesuiti Ruggiero Boscovich e Christopher Maire come elemento di partenza del reticolo di triangolazioni necessario a misurare l’arco di meridiano tra Roma e Rimini, e a contribuire così alla conoscenza della vera forma della Terra.
La triangolazione è il metodo utilizzato dal seicento fino al Gps per costruire carte geografiche e fare misurazioni geodetiche. Consiste nel valutare attraverso la trigonometria le distanze tra punti, prendendo questi come vertici di triangoli contigui e utilizzando un’unica misurazione lineare diretta, il primo lato del primo triangolo, detto appunto base geodetica. Ebbene, molto presto il rettifilo dell’Appia Antica che va da Cecilia Metella fino a Frattocchie, un tratto di circa 12 kilometri, si prestò per prodigiosa linearità, stabilità del terreno lavico e presenza di molti punti di riferimento archeologici a fare da base geodetica.
Senza voler penetrare troppo le difficoltà della materia basta dire che i francesi giudicano errate le misurazioni di Boscovich a Roma in rapporto alle loro misurazioni di Barcellona, sul medesimo parallelo, queste ultime alla base del meridiano tracciato in patria, passante da Dunkerque, Parigi e appunto Barcellona. A memoria del loro passaggio i militari identificano il punto iniziale della base geodetica di Boscovich sulla facciata del Mausoleo di Cecilia Metella prospiciente l’Appia, apponendovi una targa di marmo, naturalmente in lingua francese.
Proprio questa epigrafe, rinvenuta recentemente nei magazzini dei musei Vaticani, è il punto di partenza per la mostra Misurare la Terra che, presso il Mausoleo di Cecilia Metella e il complesso di Capo di Bove, fino al 9 gennaio 2022, ricostruisce, anche attraverso libri, documenti, ritratti, antichi strumenti di misurazione, disegni e dipinti, il fertile ambiente scientifico internazionale che per quasi due secoli, fino all’Unità d’Italia, ha prosperato sulle misurazioni geodetiche sull’Appia Antica. Una storia che da Boscovich e i francesi arriva al grande astronomo gesuita Angelo Secchi, che a metà ottocento, misura sullo stesso tratto di strada una nuova base geodetica – i cui capisaldi sono stati rinvenuti negli ultimi decenni – e che poi, nel 1870 definisce il Primo Meridiano d’Italia.
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