Jonas Netter era un rappresentante ebreo di origine alsaziana di cui ci sfuggono le precise fattezze, e del quale non sappiamo nulla se non che a Parigi, sul fiorire del ‘900, cominciò a comprare dal mercante d’arte polacco Léopold Zborowski opere di Modigliani, Soutine, Utrillo,Valadon, Kisling, Krémègne, Kikoïne, Hayden, Ébiche, Antcher e Fournier; fornendo un piccolo reddito a gente che non aveva altrimenti di che sostentarsi, i cui quadri all’epoca erano considerati meno che spazzatura, ha contribuito a preservare dall’estinzione uno dei più importanti movimenti artistici e culturali del secolo scorso. Riconoscere la rivoluzione nascosta nell’umidità dei seminterrati e al buio delle botteghe di Montmartre e di Montparnasse, dove nessuno allora l’avrebbe cercata, può essere considerato una forma d’arte. Un dialogo interiore capace di guardare alle proprie tendenze con entusiamo pacato, un’attitudine silenziosa, riservata e paziente, tra le qualità umane la più misteriosa, mettere sé al servizio degli altri, defilandosi, al limite scomparendo.
120 opere della sua collezione, con l’impegno di Marc Restellini direttore della Pinacothèque de Paris, il più visitato museo privato della città, arrivano a Roma, Palazzo Cipolla, per la Fondazione Roma Museo, dopo avere fatto grandi incassi a Parigi e a Milano. Fino al 6 aprile 2014, Modigliani Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter http://www.mostramodigliani.it/
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