Esistono anche a Roma posti frequentatissimi dai turisti, nonostante in partenza al di fuori di ogni promozione turistica. La cripta dei Cappuccini in via Veneto rientra in questa categoria. Tutto sembra da imputare alla costanza con cui i monaci insediati nel convento e nella chiesa secenteschi hanno raccolto, tra il 1525 al 1870, da sepolture vicine al complesso, utilizzandoli come materiale da decorazione per stanze e pareti, i teschi, femori, tibie, e alcuni casi scheletri interi ancora vestiti col saio, di 3500/4000 frati. Lasciando ad ognuno le proprie senzazioni nella visita, bisogna ammettere che la chiesa è tra le più visitate a Roma, e i frati votati alla povertà, alla preghiere e alla cura dei più miseri, hanno pensato di intercettare il flusso e ampliare la ragione della visita allestendo un museo dei Cappuccini a partire dal giugno di quest’anno. Le otto sezioni illustrano, con l’esposizione di opere d’arte, paramenti della liturgia, testi antichi e oggetti utilizzati nel quotidiano, la storia e i caratteri dell’ordine religioso nato da una costola più spiritualistica e ligia al Vangelo del vasto movimento francescano.
Intendiamoci, già la visita alla cripta ha le sue implicazioni indefinite, ma il piglio tecnologico e multimediale con cui il museo è stato organizzato – a cominciare dal frate ologramma che compare nella I sala e che introduce i visitatori alla storia dei cappuccini illustri – induce un corto circuito tra i secoli che fà appello a tutto il nostro limitato immaginario. http://www.turismoroma.it/news/9149
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