Ricordiamo Operazione San Gennaro, Dino Risi, 1966; gangster americani di maniera si rivolgono al rispettatissimo detenuto, vera autorità del furto, Don Vincenzo (Totò) per farsi aiutare a rubare il tesoro di San Gennaro; il luminare, al momento impedito, consiglia loro di rivolgersi al piccolo boss Dudù (Nino Manfredi), capo di una sgangheratissima banda. I malviventi, dopo aver tentennato davanti al carattere profanatorio dell’impresa, decidono di chiedere il permesso direttamente al Santo; accettano infine, dopo aver interpretato come chiaro assenso un raggio di sole che illumina la sua statua dopo un temporale. Miracolo della commedia all’italiana, ma quel tesoro, quella montagna di gioielli la ricordiamo tutti così, frammista a pressapochismo, incapacità, superstizione, povertà cronica, e ilare comicità; un Italia come solo il cinema, con la sue prospettive estreme, poteva consegnarci. Chissà quanto la Fondazione Roma Museo, nel portare per la prima volta in mostra il tesoro fuori Napoli, abbia inteso fare perno su quell’ immagine di leggerezza cinematografica anzichè sulle sensazioni grevi e mortuarie che inevitabilmente i paramenti d’oro, argento, gemme e lapislazzuli, pur disposti in maniera educata, infine suscitano; insieme naturalmente al pesante bagaglio di ricchezza e potere oppressivo della chiesa millenaria, fatti salvi la devozione popolare e la destrezza artigianale che essi testimoniano. http://www.mostrasangennaroroma.it/
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