La visita al Palatino fino al 14 ottobre si arricchisce della ricostruzione dei sontuosi giardini presenti in più fasi storiche sul colle che, all’origine di Roma, diventa il centro di potere in età imperiale e la dimora dei Farnese nel Rinascimento. La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma ha voluto sperimentare questo evento di archeologia botanica, per forza di cose sommario. Le fonti, almeno per quel riguarda l’età imperiale, quelle scritte ed il poco che resta nell’iconografia delle pitture murarie conservate, non consentono precisione filologica circa le specie floreali. Molto si è lavorato sulla ricostruzione botanica dei ninfei, le fontane scenografiche di forma semicircolare sempre presenti nelle dimore del potere, facendo un immaginifico riferimento, nella scelta delle fioriture, ai colori dei marmi di cui erano fatti e dell’acqua che vi scorreva. Tonalità quindi bianche e blu-azzurre, simili tra loro ma realizzate con piante diverse nei vari ninfei, come Plumbago, Surfinia, Solanum, Convolulus, Verbena, Tapiens e Petunia.
Lo splendido affresco prelevato dalle pareti villa di Livia sulla Flaminia ed oggi a Palazzo Massimo costituisce il suggerimento per la flora ricollocata nel peristilio della casa di Augusto; a grandezza naturale, melograni, viburni, oleandri, cotogni, rose, cipressi, pervinche e poi platano abete e pino come piante di recente introduzione. Un percorso didattico intorno alla flora di età imperiale è stato allestito nel criptoportico neroniano.
Quindi il capitolo tutto da scrivere degli Orti Farnesiani creati nel Rinascimento, tra il 1542 e il 1560 sulle domus Tiberiana e Flavia, dopo l’abbandono secolare a vigne e frutteti, e che registra l’arrivo per la prima volta dal Nuovo Mondo, oltre che di pomodori, peperoni, fichi d’india e tabacco, anche di yucca, passiflora, mimosa, agave ecc..
Poi i giardini di Giacomo Boni all’inizio del ‘900 a seguito degli scavi archeologici, fatti di cipressi, lauri, camelie, pianta quest’ultima proveniente dai nuovi domini inglesi. In veste di vivaio il percorso propone glicine, bouganvillee, mandarino, peonie, i ciliegi e i meli da fiore, piante arrivate in Europa alla fine del ‘700 direttamente riprese dalle tavole secentesche di Aldini e Ferrari. Per maggiori informazioni andate sul sito della Soprintendenza
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