María Lagunes, musicista, designer di interni, incisore, illustratrice, fotografa ma soprattutto scultrice, messicana classe 1922 attiva con respiro internazionale dagli anni ’60, espone fino al primo maggio 2019 una scelta di ventinove opera negli spazi del Mausoleo di Cecilia Metella, all’interno del Parco Archeologico dell’Appia Antica.
Sculture di bronzo sviluppate in senso verticale, fatte di linee massicce, contorte o rigidamente dritte, composte tridimensionalmente intorno ad una serie di vuoti sempre visivamente attraversabili, come emergessero per assumere, lentamente e drammaticamente, seguendo il principio delle metamorfosi berniniane, forme umane e animali o il profilo di moderni paesaggi urbani.
Maria Lagunes sembra una di quelle figure artistiche novecentesche – non sono molte – a tenere in vita l’ultimo strascico (sulla scorta di Hanry Moore), a coltivare il capitolo finale di un arte priva di parodia, di dissacrazione disillusa, di gioco cerebrale, che tenga salde le sue radici direttamente nella classicità, e, sebbene stilizzando e semplificando, di essa cerca di recuperare lo spirito, presentandosi austera, solenne, severa, senza incredulità e compromessi.
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