Patrimonium Appiae – Depositi emersi, Casale di Santa Maria Nova, fino al 30 giugno 2023. Con Patrimonium Appiae – Depositi Emersi, il Parco Archeologico dell’Appia Antica probabilmente propone un’interpretazione storico-archeologico alternativa a quella comunemente vulgata riguardo la millenaria arteria e il suo territorio, e fa un ulteriore passo verso la ricostruzione tutta culturale di cui essa è stata oggetto già nell’ultimo decennio, dalla riemersione del tracciato da Roma a Brindisi che lo scrittore Paolo Rumiz ha innescato con il suo cammino, passando per i finanziamenti perché questo tracciato sia studiato e valorizzato (ultimo quello promesso, ingente del Pnrr), fino alla recente candidatura a Patrimonio Unesco dell’Umanità.
L’esposizione, salvando almeno per qualche tempo dalla polvere dei depositi circa 250 reperti ritrovati nel Parco, intende non solo affermare l’importanza del lavoro archeologico paziente e silenzioso, ma ribadire che la storia dell’Appia, o meglio del territorio che la costeggia, non inizia con la costruzione della strada e non coincide con la funzione nevralgica rivestita durante la Repubblica e l’Impero, ma ha i suoi prodromi significativi nella preistoria e nella protostoria, come pure ha importanti sviluppi successivi al periodo classico, dal Medioevo sino alla modernità. Il titolo della mostra d’altronde, oltre a richiamare intuitivamente il patrimonio storico archeologico, evoca proprio il Patrimonium che la Chiesa ha gestito nell’area durante i secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano.
Nell’immaginario turistico e popolare dell’Appia Antica quindi possono trovare posto, accanto al Gran Tour degli intellettuali europei, i valori ambientali, storici e antropologici complessivi di un territorio in fondo risultato favorevole al prosperare della più importante via di comunicazione dell’antichità. Al tempo stesso l’opera di difesa e valorizzazione non non si è fermata alle battaglie di Antonio Cederna partite negli anni ’50, come dimostrano le recenti acquisizioni dai privati (Mausoleo di Sant’Urbano, la Villa dei Tritoni, il Casino di Caccia alla Volpe) e quelle future (villa Massenzia e aree della Fondazione Gerini).
Con le sue sezioni infine, testimonianza di più 20 contesti di scavo ed indagine archeologica distribuiti sulle assi di via Appia, via Latina e via Ardeatina antiche, la mostra è ad oggi il resoconto di un secolare lavoro di ricerca e studio. Del tutto collaterale a nostro avviso Art Crossing – Riattivare il genius loci, l’esposizione delle opere di sei artisti, che risponde all’idea diffusa ormai da più di un decennio di voler ravvivare resti e monumenti antichi affiancandovi l’arte contemporanea. Catalogo della mostra.
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