Documentazione, studi, progetti, fotografie, e sviluppi architettonici futuri sul tema della distribuzione di energia, in soldoni su come il petrolio e i suoi derivati hanno cambiato il territorio e le reti di comunicazione in passato, come lo occupano oggi sotto l’attacco della rivoluzione ecologica contro i combustibili fossili, e come le future energie lo cambieranno a loro volta. In Italia l’immagine del boom economico, dell’automobile e delle autostrade fa tutt’uno con l’architettura avveniristica di autogrill, delle pompe di benzina e dei motels che fin dagli anni ’50 ha rappresentato il viaggio, la vacanza, la libertà di spostamento, insomma un Italia nuova e moderna di contro a quella contadina o a quella delle antichità dei centri storici.: il segno tangibile della trasformazione, tanto che persino alcuni architetti come Ridolfi, Nervi, Bianchetti, Dardi e De Feo hanno dato il loro contributo. Pompe di benzina, autogrill e strade larghe e dritte come sfondo eletto, freddo e avveniristico, che eredita l’ansia impersonale, l’inquietudine e la solitudine di molta arte del novecento; Indimenticabile in questo Michelangelo Antonioni. E poi la pubblicità del petrolio e delle automobili, finanziatrice della grande maggioranza del sogno televisivo che più di ogni altra cosa ha influenzato il nostro modo di stare al mondo.
Scrive lucidamente Pippo Ciorra, curatore del Maxxi:
“L’idea di partenza di questa ricerca è assai semplice. Dopo due o tre decenni di abbondanza economica e felicità espressiva l’architettura è oggi in cerca di nuove idee e di possibili risposte (e anche di nuovi “maestri”). Lo fa confrontandosi con l’arte, con la politica, con le scienze; è costretta a farlo – magari un po’riluttante – entrando nella discussione che riguarda l’ambiente, gli stili di vita, il futuro del pianeta e dei suoi abitanti.
Finora questo dialogo è stato egemonizzato dalle questioni tecnologiche, con risultati certamente interessanti, ma con l’effetto di far apparire ancora più inutile l’apporto della creatività e del pensiero sullo spazio in un campo così importante per la vita quotidiana delle persone. La risposta tecnologica tende tra l’altro a far pensare che si possa continuare in eterno a comportarsi nello stesso modo (ambiente, risorse, ecc.), solo con tecnologie più sofisticate ed efficienti, anche se magari più dispendiose in fase di progettazione e realizzazione.
Ora è il momento di chiarire che la questione ambientale è un “imperativo estetico” (Lance Hosey su “Design Observer”), che non si possono riconsiderare il consumo di suolo e risorse senza un nuovo stile di vita e che non c’è nuovo stile di vita senza una forma estetica. Il nostro compito (o almeno uno dei compiti di un curatore e del museo) è contribuire alla ricerca di quella forma estetica e alla promozione di ricerche spaziali, urbane espressive che vadano in quella direzione.”
La ricerca della bellezza, “l’imperativo estetico” alla base di ogni stile di vita fa pensare che ogni società con le sue regole e con il progresso raggiunto dà all’ambiente la forma che più le somiglia, e che, così facendo, compie un atto violento, benché intriso di finalità artistica, come e quanto chi agisce con intento puramente tecnologico ed economico.
Questa ricerca della bellezza risulta allora un alibi potente per la sopraffazione insita nell’agire puramente economico dell’uomo, e, lontano dall’essere innocua, diventa espediente per eccellenza, comunicazione, la sola tecnologia che rende accettabile la ferocia con cui l’umanità fa il proprio interesse a discapito della natura e degli uomini futuri.
Energy. Architettura e reti del petrolio e del postpetrolio, Maxxi, fino al 29 settembre 2013.
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