Egizi e civiltà mesopotamiche. Quindi semidei come Eracle. A partire da Alessandro Magno i sovrani dei regni ellenistici orientali; poi Roma, figlia diretta della Grecia, innesta la sua pubblica sovranità sull’assunzione in cielo degli eroi fondatori, Enea e Romolo, questo pronipote di quello, stirpe divina ma solo in parte, da essi espellando gli ultimi germi mortali. Un timbro di correttezza del sistema politico prima, un’assicurazione di validità per la successione, la vidimazione di una linea ereditaria in seguito. Tant’è che al travaglio epocale tra democrazia e principato, dopo le Idi di Marzo, già Giulio Cesare si guadagna funerali di stampo orientale che preludono alla sua divinizzazione con relativi tempio e sacerdoti dedicati. Consuetudine stabile in forme e modi diversi a partire dal suo figliolo Augusto per quasi tutto l’impero. Brevemente, le cose vanno così: le spoglie, dopo l’esposizione e il discorso nel Foro, sono poste su un’enorme pira; al momento di appiccare il fuoco, un’aquila legata in cima, simbolo di Giove padre degli dei, viene liberata e spicca il volo portando con sé il defunto verso il suo destino di essere immortale.
L’iconografia tipica su fregi, cammei e basamenti in marmo: un meraviglioso angelo, personificazione dell’Aeternitas, carico del defunto si libra senza sforzo verso l’alto, i congiunti col naso all’insù.
I romani dell’impero si dibattono però tra la consuetudine tradizionale di costruire simulacri di cera del defunto – un modo di trattenerlo tra loro conservandone l’immagine – e le nuove necessità del potere che invece prescrivono la sua partenza aerea verso la casa degli dei per mezzo di fuoco e aquila, mentre in terra si costruiscono tombe immense, prodigi architettonici per lui e la sua famiglia. Ecco allora che, invece di bruciare i resti mortali dell’imperatore, si rinuncia definitivamente a trattenerlo al suolo mettendo sulla pira a bruciare la statua di cera, sua vera ed ultima sostanza terrena; Il corpo di Settimio Severo viene subito liquidato con un rito comune nella tomba di famiglia, mentre il suo simulacro, bruciato sulla pira, è assunto nelle sfere sempiterne.
Cristo, con uno scatto in avanti geniale, mette tutti nell’angolo. Già in origine di condizione divina, dopo aver degnato gli uomini del transito terreno, ha buon gioco a riprendersi la sua vera natura, senza fuoco, statue di cera, aquile e mausolei.
Apoteosi. Da uomini a dei. Il Mausoleo di Adriano
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