Ulteriore invito a non disperarsi troppo per gli effetti devastanti della pandemia sulla cultura in questo lungo articolo del New York Times scritto da David Laskin, assiduo frequentatore e fine conoscitore di Roma e dell’Italia. Ai lettori americani del sito e del giornale concede che le grandiose celebrazioni dei cinquecento anni dalla morte di Raffaello siano state se non annullate, fortemente inibite dal coronavirus, a cominciare dalla grande mostra romana delle Scuderie del Quirinale (200 opere in tutto, 120 di Raffaello, da tutto il mondo), condizionata probabilmente ad aprirsi a soli 160.000 visitatori, tra i quali pochissimi stranieri, dei 500.000 previsti prima del virus.
Al tempo stesso li incoraggia – lui che gli itinerari raffaelleschi a Roma, ma anche a Firenze e a Urbino li ha percorsi di persona – a non rinunciare a tour virtuali, video e foto ad alta risoluzione messe a disposizione su internet da istituzioni ed enti museali, dei quali dà un denso elenco. L’attrazione magnetica delle figure, la sensibilità per il paesaggio, la perfezione del colore, insomma la grandezza rinascimentale nel Maestro, rimangono tali o quasi sullo schermo, con il vantaggio di poter passare in un attimo, evitando traffico e file estenuanti, dalle Stanze Vaticane alla villa Farnesina alla mostra delle Scuderie appunto, senza trascurare il Raffaello architetto, dall’incompiuta villa Madama alle logge del Palazzo Apostolico in Vaticano, fino alla Cappella Chigi di Santa Maria del Popolo, per finire il pellegrinaggio davanti alla sua tomba nel Pantheon approfittando del Tom Hanks di Angeli e Demoni come guida.
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