Con la mostra Santa Maria Antiqua tra Roma e Bisanzio riapre dopo decenni, a conclusione di un grande lavoro di restauro e valorizzazione tecnologica dei palinsesti pittorici, la basilica di Santa Maria Antiqua nel Foro Romano, il monumento che rappresenta al mondo lo scrigno più completo se non unico della pittura romana riferibile a Bisanzio, in un periodo dell’arte che ha visto il movimento iconoclasta distruggere quasi tutte le altre testimonianze.
Caparbio il destino del manufatto che, nascendo sugli ambienti imperiali (Caligola, Domiziano innanzitutto) di collegamento del Foro ai palazzi del Palatino, rappresenta insieme alla chiesa dei Santi Cosma e Damiano, il primo, prepotente affaccio della cristianità nel centro della Roma classica, in quello insomma che era stato per secoli il nodo urbano del potere imperiale.
Indomita la chiesa ha rappresentato la resistenza del cristianesimo romano nei confronti di quello greco-bizantino che nell’VIII secolo avrebbe voluto annientare ogni immagine sacra. Sepolta nel IX secolo dopo un terremoto, viene scoperta nel 1900 dal grande archeologo Giacomo Boni, il quale, dopo la demolizione della chiesa di Santa Maria Liberatrice costruita nel seicento su di essa, ne intuisce a pieno l’importanza storico artistica. La vicenda del restauro degli affreschi ha inizio con il sopralluogo di Cesare Brandi del 1946 e, possiamo dire, si conclude con l’attuale, definitiva riapertura. tutte le informazioni su http://archeoroma.beniculturali.it/sites/default/files/Cartella%20stampa%20S.M.A._0.pdf
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