Luglio 1943. Gli eserciti americano e inglese, agli ordini del generale Alexander, sbarcano nella Sicilia meridionale insieme agli alleati canadesi e incominciano la lunga e faticosa risalita che li porterà a liberare la penisola dai nazi-fascisti. Robert Capa, di origine ungherese, tra i più famosi fotoreporter che abbiano calcato un fronte di guerra, si paracaduta con loro e li accompagna per un buon tratto, scattando un serie di fotografie: documenti senza pari della guerra di liberazione e dello sbarco alleato in Italia, di cui quest’anno ricorre il settantesimo anniversario. 78 di queste, le più rappresentative, sono in mostra nella nuova sala del Museo di Roma – Palazzo Braschi, tutte provenienti dalla Collezione del Museo Nazionale Ungherese, uno dei tre luoghi dove sono conservate le 937 scelte dal fratello del fotografo e dal suo biografo, tra le migliaia della sua immensa produzione. La Sicilia, Napoli, lo sbarco di Anzio, la paura della gente nei paesi, la distruzione; la vita che incrocia la guerra emerge senza sconti, e soggetto, campo, sfumature, rappresentano le emozioni che effettivamente sono tramesse e ricevute;
rappresentano però nell’accezione teatrale, spettacolare del verbo: Lo spettacolo che i giornali e l’opinione pubblica s’aspettano. Nulla lasciato al caso, nulla di banale, un errore, una crepa nel significato prima che questo coaguli intorno all’immagine simbolo. Nessun intoppo fuori linea, casuale e senza significato, di quelli così comuni nello scorrere quotidiano dell’esistenza, anche in guerra.
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