1700 anni esatti dell’Editto di Costantino, – celebrati dal Museo Diocesano di Milano con una mostra, ora e fino al 15 settembre 2013 al Colosseo in forma arricchita – dimostrano quante trappole si annidino nel linguaggio. Editto di “tollerenza” viene definito un documento in cui Costantino e il suo collega ad oriente Licinio pare attribuiscano libertà di culto a tutte le religioni sul territorio dell’Impero, ma col quale in realtà riconoscono in modo politicamente furbo il primato al cristianesimo, di fatto già radicato – sul perché si potrebbe dissertare a lungo – tra le classi al comando della società romana. Una scelta di equilibrio interessato in cui il riconoscimento per tutti i culti ha luogo sotto la spinta alla supremazia del cristianesimo religione delle élites che deve ancora, sebbene per poco, collimare con esigenze e fazioni non del tutto domate. E lo dimostra la serie di provvedimenti assunti dal potere imperiale con il concorso della corte e di un clero sempre più invadente, che porteranno infine Teodosio, con l’Editto di Tessalonica del 380, a proclamare il culto cristiano unica e vera religione di Stato, con tanti saluti alla tolleranza, almeno modernamente intesa. Centosessanta reperti, molti inediti, e ricostruzioni di computer grafica, a testimonianza della figure di Costantino e della famiglia e della loro presenza a Roma, e ad illustrare la storia del cristianesimo uscito dalle persecuzioni, legalizzato e assurto a motore della civiltà.
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