In un recente articolo di David Laskin il New York Times propone una mappa e un tour alternativi di Roma vista come “sacred ground”, suolo sacro, che prescindono dall’attuale monopolio religioso del cattolicesimo vaticano e cercano nella storia millenaria quelle tracce più o meno visibili rimaste a testimoniare una vocazione aperta e imprescindibile della Città per la sfera spirituale, espressa nel tempo dalla presenza in essa di una pluralità di religioni, per lunghi tratti coregnanti.
Il pantheon greco, passato a Roma, si complica forgiando Dei onnipresenti, coinvolti fin negli aspetti più banali della vita quotidiana dei romani, al punto da dover essere distinti in gerarchie di divinità maggiori e minori. Lo si può percepire passeggiando a piedi sul Campidoglio, dove si si trovano i pochi resti del grande Tempio della Triade Capitolina (la maggior parte inglobati all’interno dei Musei Capitolini), il santuario più importante della Roma antica, passando poi per l’Area sacra di Sant’Omobono, dove si trovano i più antichi santuari scoperti nella Capitale (VI secolo a.C.), attraverso l’area commerciale del Foro Boario, fino ai ben conservati Tempio di Ercole Vincitore e di Portunus, consacrati a divinità dalla valenza “utilitaristica”, legate ai commercio e all’economia. Entrambi non lontano tra l’altro dall’Ara Maxima, un immenso altare il cui podio è stato conservato nella cripta della vicina chiesa medievale di Santa Maria in Cosmedin, non immune anch’esso da una funzione mercantile. Per convincersi ancora meglio della caratteristica pervasiva del pantheon romano basta allungare il passo verso l’Isola Tiberina, sede elettiva del dio delle guarigioni Esculapio, una sede la cui vocazione sanitaria ancora oggi è ben rappresentata dalla presenza dell’Ospedale Fatebenefratelli.
Valutare quanto sia stata continua e incisiva la presenza della religione ebraica a Roma guardando semplicemente l’attuale Tempio Maggiore, la Sinagoga costruita sul Lungotevere solo nel 1904, sarebbe fuorviante. Ben più antica, la più antica d’Europa, è la comunità ebraica di Roma, risalente ai primordi dell’Impero. Delle 11 o 12 Sinagoghe localizzate a Trastevere non è rimasto nulla. Per capire meglio allora bisogna spostarsi negli scavi di Ostia Antica, l’antico porto di Roma, dove campeggiano imponenti i ruderi di una sinagoga antichissima, riconoscibile come tale dai rilievi marmorei raffiguranti una menorah e da un pozzo di marmo, sicuramente parte di un mikveh. Meno lontano, nei dintorni della Roma imperiale sono inoltre state trovate 5 catacombe ebraiche, delle quali solo una attualmente, la Catacomba di Vigna Randanini, previa richiesta, è visitabile.
Roma nel momento di sua massima espansione ha trasmesso regole e modi di vita ai popoli che incontrava, ma ovunque ha anche assorbito e ha portato in patria costumi diversi dai suoi, compresi i culti religiosi. Il Cristianesimo all’inizio era uno tra tanti, forse nemmeno il favorito nella competizione. L’egiziana Isis (una madre divina che accompagnava il suo defunto marito, il dio della fertilità Osiride, nell’aldilà) e Mitra, il dio della luce nella mitologia indo-iraniana, sono fra le divinità che più attecchirono nella Roma imperiale, la prima prevalentemente tra le élites, il secondo, arrivato con le legioni dall’oriente, maggiormente diffuso tra le classi lavoratrici.
Tracce di edifici dedicati al culto di Isis sono sepolte sotto strati di edificazioni successivi, sebbene obelischi prelevati da questi, sparsi in alcune piazze della città, e statue conservate ai Musei Capitolini e ai Musei Vaticani possono dare l’idea del fasto che li distingueva: l’Iseo Campense sicuramente era situato non lontano dal Pantheon. Moltissimi invece gli esemplari di Mitreo ritrovati. Più duraturi per la loro natura di templi sotterranei, anche se visitabili con difficoltà, sono tutti riconoscibili dal loro apparato iconografico che inscena il dio Mitra mentre pugnala un toro stando inginocchiato sul suo collo. Notevoli i mitrei della Basilica di San Clemente e quello situato sotto il Circo Massimo. Sicuramente il più accessibile è a 40 minuti a sud di Roma verso i Colli Albani: il Mitreo di Marino, scoperto nel 2005, presenta un affresco di parete straordinariamente intatto dell’uomo-dio con la cuffia, gli abiti stellati e i collant rosa che rappresenta la scena dell’uccisione del toro. Il museo è aperto nella maggior parte dei fine settimana.
Infine l’Islam, la terza grande religione monoteistica, che vanta a Roma una presenza fin dall’VIII secolo, ma che ha ottenuto una sede di culto ufficiale solo nel 1995, con la Grande Moschea ai Parioli, un misto architettonico tra influenze orientali e richiami occidentali in uno dei quartieri più ricchi della Capitale. Ma non lasciamoci abbagliare. Per avere una mappa completa della spiritualità islamica odierna a Roma dovremmo girare molto ed entrare nelle innumerevoli moschee disseminate in ogni quartiere, ricavate da garage e case private, in cui per la verità la stragrande maggioranza dei mussulmani della Città va a pregare.
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