Con l’autunno arriva Romaeuropa Festival, la kermesse che, da settembre a dicembre, farà di Roma, per il 32° anno consecutivo, uno dei centri mondiali dello spettacolo dal vivo contemporaneo. Danza, teatro, musica, performances, arti visive e digitale, e loro inedite mescolanze, in 63 eventi, 174 repliche, 32 debutti italiani, 7 prime assolute, 90 giorni di esposizioni artistiche, 340 artisti di 32 nazionalità e 74 compagnie. Il tutto sostenuto, per la maggior parte, da finanziamenti pubblici (Enti Locali, Ministero e fondi strutturali europei), in parte minore da privati, organizzato dalla Fondazione con l’aiuto dell’intero mondo culturale romano, dal quale spiccano Teatro di Roma, Accademia Nazionale Santa Cecilia, Musica per Roma Auditorium Parco della Musica, Palaexpo, Macro, e divulgato da un media partner del calibro della Rai. Un dispiegamento di mezzi che in ogni modo nell’edizione 2016 ha prodotto circa 3,4 milioni di euro di fatturato, più di 47.000 euro di utile, e oltre 86.000 presenze registrate nei tanti palcoscenici della città coinvolti (programma completo e luoghi per questa edizione su https://romaeuropa.net/festival-2017/catalogo/).
Un investimento impegnativo che dal presupporre una definizione di “contemporaneo”, dal tracciare prima l’esatto perimetro in cui collocarlo, impresa evidentemente impossibile se non lo si ravvisa solo nell’uso delle nuove tecnologie digitali, finisce per individuarlo proprio in questa impossibilità, nella mancanza di confini, nel poter essere tutto e il contrario. Allora contemporanea può essere la coreografa Dada Masilo che rivisita Gisele, o una rilettura dei Madrigali di Monteverdi; può essere la coreografia politica di Jan Fabre in Belgian Rules/Belgium Rules o Roberto Herlitzka che traduce, accompagnato da un orchestra, il De Rerum Natura lucreziano in terzine dantesche; e tanto, tanto altro, più di quanto che possiamo immaginare (https://romaeuropa.net/festival-2017/). Ma, prescindendo dal valore delle performances e degli artisti, in generale il meglio in circolazione nel mondo – qui si discute del progetto, non delle sue conseguenze pratiche, nella maggior parte dei casi eccellenti, se non strabilianti – si può dire che questa è un idea di “contemporaneo” (che rielabora, raccoglie frammenti del passato, provoca, mescolando stranisce, dà spunti e mai orizzonti) in voga da 40, 60, o forse addirittura 100 anni.
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