Non espropriata ma, pare, incredibilmente acquistata a fine 2000 dal Comune di Roma, nel più classico stile italiano, dal boss della Marranella Danilo Sbarra per la modica cifra di cinque miliardi e ottocentottanta milioni delle vecchie lire finite poi in un paradiso fiscale, la chiesa di Sant’Urbano – un unicum storico archeologico come tutta la valle della Caffarella intorno – , per un susseguirsi di complicazioni burocratiche, forse anche dovute alla controversa acquisizione, è rimasta per anni un miraggio per turisti e visitatori romani. Finalmente da novembre 2015 la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ha riaperto il monumento alle visite guidate che, dato il tutto esaurito dei primi incontri, proseguono nel 2016 per un sabato ogni mese (16 Gennaio; 13 Febbraio; 12 Marzo; 9 Aprile; 14 Maggio; 11 Giugno) in maniera gratuita ma da prenotare allo 060608 per un massimo di quaranta adesioni.
D’altronde una certa aura maledetta innegabilmente appartiene al monumento già dalla sua prima vita di tempio pagano dedicato a Cerere e Faustina fatto costruire dal ricchissimo Erode Attico, proprietario di tutta l’area nel II secolo, insieme ad altre munifiche opere in memoria della nobilissima moglie Annia Regilla allo scopo di far dimenticare nell’entourage imperiale l’accusa di averla uccisa lui stesso in uno scatto d’ira (così riferisce tra gli altri il biografo Filostrato).
Trasformato così in chiesa di Sant’Urbano nel IX secolo, decorata nel XI con un importante ciclo di affreschi, ripristinati pesantemente nel restauro secentesco, il manufatto si è ben prestato a diventare negli ultimi anni del novecento palcoscenico per gli eventi organizzati da una società di catering e investimento per la malavita organizzata insieme alla ben frequentata villa adiacente. Per tutte le informazioni il sito http://www.sovraintendenzaroma.it/cosa_facciamo/attivita_sul_territorio/eventi/apertura_straordinaria_chiesa_di_sant_urbano_alla_caffarella_tempio_di_cerere_e_faustina
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