I materiali, le forme, le tecniche costruttive e la storia millenaria dell’aquilone raccontata alla presenza di più di cento esemplari provenienti da tutte le epoche e da molti paesi del mondo. La mostra presso la Sala Santa Rita a cura di Alivola e di Guido Accascina – uno dei maggiori esperti italiani, nonché uno dei rarissimi costruttori e promotori di aquiloni in Italia – è un inusuale tributo alla più antica forma di controllo su sé stessi. Il gioco della leggerezza che si presenta come un sfida all’equilibrio già a partire dalla scelta dei materiali, della forma e della tecnica costruttiva. Un sfida all’equilibrio, se ci pensiamo, in cui tutti gli sforzi, la fatica, i movimenti e l’abilità di chi guida sono tesi a rendere il volo sostanzialmente statico; una scommessa che si patteggia con lo spazio a tre dimensioni per addomesticare tutte le forze in gioco – la gravità, il vento, la tensione del filo e la portanza della struttura alare – in modo da insegnare loro la direzione e il verso giusto per produrre la stasi, il nulla. E quando anche questo volo dovesse diventare dinamico, acrobatico, vertiginoso è perchè si impara a distillare quel faticoso nulla, ad allontanarsene e riconquistarlo senza mai perderlo di vista. Non per niente il movimento più veloce, più guizzante dell’aquilone è quello che prelude la catastrofe, quello che lo porta, dopo rapidissime capriole e avvitamenti, ad impattare il suolo e ad aspettare senz’anima che qualcuno si avvicini e lo raccolga come un corpo ingombrante e senza grazia. Aquiloni: un filo lungo tremila anni, info su http://www.culturaroma.it/12?evento=1233
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