Proprio nei quartieri simbolo della Street art a Roma, la fascia di periferia storica che dal Pigneto passa per Tor Pignattara e arriva fino al Quadraro su via Tuscolana, – dove comitati di cittadini, gallerie, associazioni hanno invitato gli artisti internazionali a coprire con le loro gigantografie, colorate o minimali che siano, anche i muri più scalcinati -, proprio qui crepitano i primi segnali di dissenso al dilagare dell’arte urbana così come negli ultimi anni si è evoluta, accolta a braccia aperte dai cittadini, promossa se non addirittura coccolata dalle istituzioni, valorizzata dalla critica. Laszlo Biro, collettivo galleria del Pigneto, fino al 20 dicembre apre e mette a disposizione la sua sede di via Braccio da Montone ad artisti, operatori e gente comune per provare a riflettere su questa metamorfosi della Street art, trasformata da ultimo fortino di ribellione e controcultura a strumento integrato per la riqualificazione dei quartieri, da pratica furtiva a ultima frontiera degli spot pubblicitari.“A fronte di una crescente attenzione e di un diffuso successo mediatico, lo sfruttamento di quella che viene definita Street art ha accelerato secondo noi drasticamente i tempi di preparazione e produzione di opere e progetti. Gli speculatori hanno avuto in mano una scena di forte richiamo, fatta da una nuova generazione di artisti distanti dal circuito ufficiale, inserendola in un meccanismo tarato su criteri di quantità e velocità, piuttosto che di qualità e approfondimento.Questo ha spesso tolto agli artisti stessi la possibilità di maturare poetiche e tecniche secondo le giuste tempistiche, trasformando a volte lo stile di ognuno, più che in una cifra personale, in una gabbia di aspettative.
Inoltre il consenso della comunità e delle Istituzioni circa le commissioni legali, pur segnando in positivo un riconoscimento pubblico della Street art, contiene in sé il rischio di relegarne il valore alle categorie di “utilità sociale” e “riqualificazione urbana”, fino ad un’esistenza puramente decorativa. In questo scenario, segnato da una molteplice e a volte affrettata offerta, pensiamo che raramente vengano proposti strumenti critici per recepire una corrente artistica giovane ed eterogenea come questa”.
Un’opinione da tenere in considerazione. http://www.laszlobiro.it
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