Prorogata fino al 18 novembre, presso i Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali, la mostra evento Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa. Nel 111 d.C. l’Imperatore invia Plinio il Giovane in qualità di legatus Augusti pro praetore, (sorta di governatore direttamente dipendente dal Principe) a raddrizzare per suo conto l’andatura poco onorevole presa dalla importantissima Provincia di Ponto Bitinia sul mar Nero, sino a quel momento nelle mani del Senato. Per due anni l’Imperatore e l’esperto politico intellettuale si scambiano un intenso carteggio, pervenutoci come X libro dell’Epistolario di quest’ultimo.
Plinio chiede consigli e direttive su tutto con un tono più retorico che burocratico riassumibile nella formula “io farei così; prima però ti chiedo; certo, a migliaia di chilometri tu mi darai per lo più indicazioni vaghe, parole vuote, ma intanto poi non potrai dire che eri all’oscuro”. Continuamente chiede lumi: ad esempio, dove e se dislocare soldati dei reparti, se istituire un corpo di vigili del fuoco a Nicomedia devastata da un incendio, se terminarvi la costruzione dell’acquedotto, oppure finalmente erigere il teatro a Nicea, opere pubbliche iniziate e mai finite, pozzi senza fondo per l’erario ed evidentemente occasione di ruberie per le precedenti corrotte amministrazioni senatoriali; e ancora, quale sito scegliere per i bagni a Prusa, se e a quale tasso allocare il pubblico denaro, a chi spetta il mantenimento dei bambini esposti, cosa fare dei condannati dalle precedenti amministrazioni, giudicare dei bilanci della colonia di Apamea, se è il caso di collocare un Centurione legionario a Giuliopoli, città di transito, dopo averlo accordato a Bisanzio. E ancora dubbi su cariche, eredità, processi e quant’altro.
L’imperatore scrive e nelle risposte si nota che il governo di un impero immenso, insidioso in ogni zolla di terra, costitutivamente incontrollabile e di fatto senza controllo, proprio quel suo governo consiste nell’agitare le acque il meno possibile, nascondersi, camminare sul filo; stare lì dove la storia, il mondo, e il suo stesso operato di condottiero lo ha portato, e dove in fondo preferirebbe non stare, e comunque ormai ci sta. A Plinio dice poco, molte volte lascia intuire: elargisci privilegi, cariche e soldi senza rovinarmi, costruisci opere utili che tengano buone le comunità, non interferire con consuetudini, usanze e leggi degli indigeni, e soprattutto chiedimi il meno che puoi, vedi un po’ tu, ti ho mandato lì a posta. Questo lasciar fare ha il suo culmine quando alla domanda sul comportamento da tenere con i Cristiani, ormai spuntati in gran quantità da quelle parti, Traiano prescrive, quasi costretto, di condannarli qualora, denunciati da qualcuno, non accettassero di rinnegare la loro fede e di sacrificare agli Dei e all’Imperatore, ma, senza timore di contraddirsi, contemporaneamente raccomanda di non fare assolutamente nulla, indagini e ricerche attive, per stanarli.
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