Fortemente volute dall’assessore alla cultura del Comune di Roma Marinelli, circa 50000 mappe della Street Art della Capitale sono distribuite nella rete dei Pit (Punti di informazione turistica) per segnalare a chi visita la città le centinaia di opere di artisti quotati, italiani e stranieri, che negli ultimi anni hanno ridisegnato spazi vuoti in centro, le stazioni della metropolitana e in maniera massiccia muri ed edifici nel settore sud est delle periferie; per intendersi la fetta di città che va da Ostia e dal quartiere Ostiense verso est fino alla Prenestina, passando per Tor Marancia, Tuscolana, Quadraro, Tor Pignattara, Pigneto e Casilina, fino a Tor Bella Monaca e San Basilio. “Il 25esimo museo civico inaugurato a Roma” non esita a definirlo la Marinelli nel lanciare la guida in formato pocket (15 per 24), non dissimile da quanto fatto in altre capitali; in contemporanea un’App realizzata da ArtTribune e la digitalizzazione in alta definizione e archiviazione delle opere sulla piattaforma del Google Cultural Istitute da parte di NUFactory, un modo per metterne al sicuro la memoria, così in pericolo fuori dai musei.
Ma cos’è questa Street Art, in auge da un po’ nelle metropoli del mondo. Essa è Arte in un senso che forse si era perduto. Integrata (qualcuno se ne preoccupa!) perché prospera all’incrocio tra committenza pubblica e favore popolare. Decorativa perché restituisce decoro a porzioni di città da sempre considerate brutte e degradate, come ad esempio quelle della Capitale nate dalla pressione demografica e dalla speculazione edilizia dal dopo guerra sino agli anni ottanta.
Pop, perché attraverso soggetti e tecniche raffinate – come d’altronde la pubblicità – esalta, celebra saccheggiandola la nostra memoria mediatica, fatta di cinema, televisione, fumetto, illustrazione, simboli e grafismi, editoria infantile, scuola, libretti delle istruzioni, e tutto quanto nell’ultimo secolo sotto forma di industria, ideologie, spettacolo è entrato nei nostri occhi.
Committenza, decorazione, celebrazione. Sembra il Quattrocento italiano e fiammingo ad un passo dal Rinascimento. Qualche genio può venirne fuori. Applicazione su Google Play e App Store.
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