Il collettivo artistico NUfactory, dopo aver trasformato negli anni scorsi i muri dell’Ostiense in opere d’arte, tra il 12 e il 16 settembre 2013 ha convocato da tutto il mondo artisti e fautori della street art perché diano la propria interpretazione visiva di alcuni angoli di Roma, e specificatamente Ara Pacis, Stazione Termini, piazza Brin, palazzo Incontro, e Palladium loro quartier generale. Con la novità che questa volta le performances non produrranno solamente dipinti murali permanenti, com’è tradizione per questo tipo di intervento artistico, ma anche occasionali contesti per le strade, eventi di incontro in cui confluiranno altri linguaggi come architettura, fotografia e cinema. “Il cambiamento urbanistico di riqualificazione e riconversione, che proprio questa zona (Ostiense) ha affrontato e sta ancora affrontando, è stato ampiamente metabolizzato; la funzione di diversi edifici è cambiata: da centro di produzione economica ed industriale a produzione culturale e artistica. I luoghi toccati e segnati sono diventati produttori di esperienze culturali. Grazie alla forte ricettività, sensibilità e apertura da parte dei cittadini e delle istituzioni, questi quartieri si sono trasformati in luoghi del contemporaneo. Per citare, senza scomodarli troppo, i dadaisti e le loro passeggiate, si è passati da luogo banale da attraversare, a luogo nel quale fermarsi perché palcoscenico di un accadimento.” (Dal sito http://www.out-door.it/artisti/edizione-2013/).
Si coglie nel segno ma tiriamone le somme. Un’esperienza di apertura dell’arte, la riconquista senza compromessi dello spazio urbano da parte degli abitanti attraverso la valorizzazione estetica, sono possibili qualora il nucleo urbano sia stato già oggetto di una trasformazione profonda, attuata anche con forti investimenti, che ha sensibilizzato le persone all’andamento progressivo di un miglioramento fatto di gusto, bellezza, servizi, vivacità cosciente, ricaduta economica.
Sarebbe stato più difficile far capire la street art ai cittadini dell’Ostiense se questi non avessero già visto la mutazione degli ex Mercati Generali (ancora in fase di lavorazione tra l’altro), se non avessero visto recuperata da Eataly la disgraziata stazione ferroviaria di Italia ’90, se non si fosse trasformata la Centrale Montemartini in museo, se non si fosse realizzato il forse troppo vistoso Ponte Ostiense, se non si fosse assistito ad un fiorire di locali a tema e movida notturna. L’apertura all’arte è parte di una più ampia apertura alla cultura, all’economia imprenditoriale, al cambiamento, e una visione politica illuminata non vi è estranea.
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