Sebbene siamo certi non ci sia bisogno di pubblicità, ricordiamo la mostra dedicata a Van Gogh a Palazzo Bonaparte che si chiude il 26 marzo 2023. Il prestito di una quarantina di opere del pittore, più una decine tra quelle di ispiratori, da parte del Museo Kröller-Müller di Otterlo (seconda collezione al mondo di opere di Van Gogh), copre i quattro periodi canonici in cui gli storici dell’arte sono soliti suddividere i brevi ma intensi dieci anni creativi (1881-1890) di uno degli artisti più celebri al mondo.
Scegliamo di prestare particolare attenzione ad una sola opera presente in mostra per ciascuna delle quattro tappe. Contadine che raccolgono patate (periodo olandese 1880-1886), con i tratti somatici delle due donne appena abbozzati e un rilievo dinamico dallo sfondo reso come variazione di tonalità bruna, rappresentano il monumento millenario ad un’umanità intesa come elemento tra gli altri nell’alternarsi delle stagioni. A Parigi (1886-1888) Van Gogh scopre la nuova frontiera della pittura neoimpressionista e divisionista, decide inoltre che la fotografia mente spudoratamente mentre la pittura cava dal volto l’anima alle persone. O almeno la sua tra le anime, come dimostra l’Autoritratto presente in mostra, uno dei tanti del periodo, nel quale, abbandonate sfumature e colori scuri della fase precedente, infiamma la tela accostando decisi tratti di colori puri.
Questa nuova ricerca sul colore e sulla luce si accentua al suo arrivo ad Arles (1888-1889), nel centro della vagheggiata Provenza, dove il pittore, in maniera del tutto difforme dal periodo olandese, ritorna ai soggetti del lavoro contadino, ben rappresentati in mostra dal Seminatore.
Se una cosa dobbiamo a Van Gogh ancora oggi, al di là della per la morbosa curiosità per l’artista maledetto, come pure al di fuori del dato medico-diagnostico, è quella di indurci ancora ad interrogare senza risposte precostituite la follia, la depressione, la sofferenza profonda. Il periodo del ricovero prima del suicidio (Saint-Rémy-de-Provence e Auvers-sur-Oise 1889-1890) emerge nei tratti contorti, al tempo stesso ispirati dall’arte giapponese ma senza la medesima atmosfera grafica pacificata, de I pini al tramonto.
Lascia un commento