Ad anni luce dalla Terra il computer Mother veglia sulla nave mercantile Nostromo in viaggio di ritorno. Allertato da un misterioso sos proveniente dal satellite di un pianeta inesplorato nei pressi, sveglia l’equipaggio ibernato. Gli astronauti, costretti dal protocollo, scendono sul satellite ad aiutare gli eventuali naufraghi, ma è un trappola. Una terribile razza aliena che si riproduce e si nutre cannibalizzando le altre forme viventi vi ha deposto le proprie uova. Durante la perlustrazione, una si schiude e consente ad un viscido polipo di uscire ed attaccarsi al viso di uno degli esploratori, provocandone il coma. Dopo gli inutili tentativi dell’equipaggio, il polipo muore staccandosi da sé e lo sfortunato sembra tornare in salute. Una volta sull’astronave però un’alieno appena nato viene fuori dal suo ventre e con la complicità di un androide presente come ufficiale scientifico, sfugge all’equipaggio diventando una implacabile presenza omicida sulla Nostromo. Da quando Dan O’Bannon e Ronald Shusett, sceneggiatori di Hollywood, hanno partorito questa storia, e Ridley Scott ne hanno fatto il primo film nel 1979, la vicenda ha avuto un seguito ininterroto di film, romanzi, fumetti, videogames, pupazzi, peluches, magliette ed ogni altro tipo di merce. Succede quando la fantascienza lascia il nostro mondo e le sue leggi per crearne un altro con leggi altrettanto strigenti. Vigamus, il Museo dei videogames di Roma, col pretesto di Aliens: Colonial Marines, ultimo game della serie, fa il punto della saga con un mostra. Fino al 3 maggio.
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