Tacchi a spillo, tubino minigonna dai colori catarifrangenti e la figura minuta di Yuja Wang si nota anche a grande distanza. Stella internazionale del pianoforte quanto il connazionale Lang Lang, la cinese classe ’87 sotto contratto della Deutsche Grammophon, al di là dell’abbigliamento e del trucco, esprime potenza ed estro ma anche precisione e controllo, all’opposto del collega che molte volte si lascia prendere la mano dalle sue virtù teatrali. Lo dimostra il repertorio difficile e pieno di trappole scelto per il concerto del 13 febbraio 2015 all’Auditorium Parco della Musica, che si origina in un clima virtuosistico pienamente tardo romantico, con la rilettura lisztiane di Schubert (Schwanengesang D.957: n. 1 e n. 5 Schubert/Liszt Die Schöne Müllerin D795: n. 19) e con lo Chopin della Sonata op. 58 n. 3, per poi aprirsi a celebrare compiutamente il pianismo innovatore di Skrjabin, fino a arrampicarsi sulle architetture ardue dell’Islamey di Balakirev; vetta così difficile che nel tentativo di eseguirlo con il necessario piglio funambolico lo stesso Skrjabin compromise definitivamento il funzionamento delle articolazioni della mano destra.
La velocità delle mani, il virtuosismo tecnico dei musicisti orientali sono l’innegabile testimonianza dell’impegno, del lavoro esercitati sin dalla tenera età in ambienti sociali non tanto confortevoli e sotto la tutela di genitori per forza di cose meno indulgenti verso l’infanzia di quanto lo siano quelli occidentali; ricordiamo inoltre come una volta queste doti, se fini a sé stesse, erano esecrate perché prive di emozione e poesia. Oggi si può dire che il luccichio creativo ed interpretativo, anche se non necessariamente, può fiorire dallo studio condito di sacrificio incessante. http://www.santacecilia.it/concerti_e_biglietti/schedaEvento.html?i=1000010857&d=20150213&o=20.30
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